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Politici e Twitter: un rapporto tormentato

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Twitter sta cambiando il mondo? Se la domanda è legittima, la risposta può certamente non essere univocal. Tuttavia, una cosa emerge chiaramente: Twitter ha già cambiato la diplomazia internazionale.

Il 75% di tutti i governi mondiali ha una presenza su Twitter: 141 capi di governo e ben 56 ministri degli esteri hanno un profilo attivo.

Ad illustrare questo cambiamento Matthias Lüfkens, Managing Director Digital di Burson-Marsteller, EMEA e Formerly Head of Digital at the World Economic Forum. Insieme a lui  Anna Masera, social media editor de “La Stampa”.

Per Lüfkens, Twitter ha scardinato la comunicazione politica tra i vertici politici e la base popolare e a conferma della sua tesi il nostro esparto ha studiato centinaia di account Twitter di tutto il mondo.

Se Obama è il caso più celebre, per Lüfkens l’Italia ha recuperato molto terreno con una presenza in termini di quantità e qualità. Non tutti sono virtuosi: Lüfkens, ad esempio, evidenzia come il Ministro degli Esteri Giulio Terzi “segua” solo 15 utenti su Twitter, e tra questi mancano molti suoi colleghi europei che a invece, a loro volta, lo seguono.

Ma lo studio di Lüfkens non è confinato all’Italia e analizza l’uso politico di Twitter da più punti di vista: se c’è chi pubblica solo foto istituzionali, ci sono altri casi di foto meno formali delle stanze del potere. Alcuni politici interagiscono e cercano modi di gratificare i propri follower, altri (come il presidente Hugo Chavez) si lasciano andare a tweet poco ortodossi (“Goooooooooooooooooooool”) ma sicuramente apprezzati. Non è poi solo italiana l’abitudine di farsi fotografare con animali: oltre Monti con la cagnetta “Empy”, Stephen Harpers – primo ministro del canadese – pubblica una foto con un panda, Sheikh Mohammed degli Emirati Arabi con il suo cavallo, e Elbegdorj Tsakhia – presidente della Mongolia – con un dromedario.

Rispondendo alle domande di Anna Masera e del pubblico in sala, l’ospite straniero dell’evento mette in guardia dal rischio “propaganda” pur considerandolo un passaggio fisiologico, evidenziando come sia un aspetto marginale in una fase di cambiamento della comunicazione tra istituzioni e cittadini.

Il panel si chiude con una analisi sui sei candidati alle elezioni politiche italiane: tra tutti i dati, il più curioso è quello relativo alle percentuali di risposta di Beppe Grillo a chi lo mentiona su twitter. Pari a circa lo 0%.

[Ne ha parlato anche Wired]

 

Qui potete trovare le due presentazioni utilizzate da Matthias Lüfkens durante l’evento:

“How Twitter Changes the world”

“Italian political candidates on Twitter”

di Rocco Rossitto


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